Ruby da Signorini. Una lacrima sul viso. Falsa pure quella?

Intanto perchè da Signorini? Perchè Ruby si mostra in tv, nel momento cruciale della crisi di governo Berlusconi, scegliendo proprio di farlo su canale 5 e da Signorini? Forse non è stata invitata in più autorevoli e titolati programmi dove la sua difesa a spasa tratta del buon cuore di Silvio Berlusoni avrebbe potuto  essere vista in un'ottica politica e non strumentale all'eco di radio serva.

Ruby non convince.
Non convincono le sue lacrime per prime, scaturite da un solo occhio proprio dopo che la sua mano si è posata sul volto, non convince il suo modo di parlare, affatto spontaneo, meccanico, rimembranza di un'Ambra di Boncompagniana memoria...
Il suo racconto scivola come un sentiero ben tracciato sulla china di una vita fatta di incomprensioni, solitudine e tribolazioni estreme senza che l'interlocutore che il caso gli ha posto davanti l'aiuti o l'intrappoli in una qualsiasi deviazione. Sta ripetendo la lezione. Forse avvezza a stimolare pietosi scenari racconta le disgrazie che l'hanno portata a crearsi una doppia personalità, una doppia vita, un alibi bello e buono da poter indossare come la morigerata camicetta abbattonata che la riveste di nuova dignità sotto i riflettori di Kalispera.

Parla di cultura italiana. Quella cultura che voleva abbracciare iniziando proprio dalla religione cattolica che, dice, imparava di nascosto dai genitori. Quella cultura fatta di ballerine professioniste sui cubi, di ambizioni da show girl, di tentativi di prostituzione non riusciti perchè, come diceva sempre la sua mamma "bottane ci si nasce e non lo si diventa" nonostante i soldi incassati dal cliente che l'ha pagata per andarsene senza fare nulla. 1000 euro. Un uomo con il buon cuore, proprio come il presidente del consiglio che le ha regalato migliaia di euro perchè impietosito dai racconti - falsi - di una farneticante pseudoventiquattrenne in difficoltà.
Una ragazza che racconta lo stupro avvenuto all'età di 9 anni, violentata dagli zii  e costretta al silenzio da una madre che non l'ha protetta. La stessa madre nelle cui braccia, dirà pochi minuti dopo, vorrebbe tornare bambina per dimenticare tutte queste traversie e questa attenzione mediatica non voluta. Uno stupro raccontato solo da un mese a questa parte, mantenuto segreto negli anni, uno stupro che l'ha segnata come quella cicatrice sulla testa causata dall'olio bollente gettatole dal padre dopo la richiesta di ripudiare la religione musulmana a favore della cattolica.

Si preoccupa, poi, dei Pm che "macchiano il suo nome" ma giustifica il suo stile di vita condotto fino ad oggi nel nome di quei "vizi" che si è potuta permettere vivendo di espedienti.
E poi il colpo di scena. I progetti per il futuro. Arriva il fidanzato, "Luca",  manager dell'albikokka con cui già si parla di matrimonio. Niente mondo dello spettacolo nei progetti di Karima El Mahroug, basta con le intemperanze, con le nottate brave con amicizie occasionali, ora Karima ha pensionato il suo alter ego ingombrantemente fastidioso per rinascere in un'immacolata diciottenne che vuole recuperare i suoi valori, il suo anonimato, la sua normalità.


Chissà se sposerebbe un operaio che guadagna 1200 euro al mese...

Dicono di lei...
 un suo ex fidanzato ad annozero



il suo lavoro...


Emilio Fede

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